FRAMMENTI
Altra che arrendersi a chi è più forte,
A noi non spetta nessun'altra azione,
Ché sopra Roma è il manto della Morte.
(...)
Da qui Attila dettare ordini,
Dalla finestra, e le spalle voltarci,
Senza timor che le braccia od i tendini,
Un vile proiettile gli ferisca
(...)
Non altra scelta abbiamo che inchinarci,
Prima che un'altra strage si patisca.
(...)
GALLA PLACIDIA
Sento avvicinarsi aggraziati passi,
Di quella che con noi del tristo inganno
Ordito fu vittima da Marciano.
BASSO ERCOLANO
Quando i suoi capelli l'aria spettina,
Al suo passaggio lei fa vivi i sassi,
E ciò che la circonda riempie affanno.
[ Entra Onoria ]
FLAVIO COSTANZO
Dimmi se giungi a darci una risposta
Alla domanda che ti rivolgemmo,
In te la speranza tutta è riposta,
Apporti un grave carico dovemmo.
ONORIA
Da poco abbiam saputo dell'inganno
Ordito da Marciano a nostro danno;
Quando vivevo nella reggia a Oriente,
E quegli era ancora generale,
Mentre stavo nel dolce sonno assente,
Mi fu sottratto l'anello imperiale;
Ben presto seppi che mi volevate,
Un lesto carro mi venne allestito,
ma un altro mezzo era già partito,
Con il mio anello ed un ricco tesoro,
Ma voi, genitori miei, che mi amate,
Del vostro affetto grande ed infinito
(...)
Ti senti spinger da oscuro fervore.
CORO
Ma le milizie tue non sono invitte,
Ricorda quando d'Aseno alle porte
Comparvero improvvise schiere fitte,
Che contro noi tremende erano insorte
Travolti fummo allora in gran macello,
Quel luogo fu imprendibile castello.
Poi quando ad Orlèans volemmo entrare,
Agguati ad ogni angolo di strada,
A noi costrinsero ad abbandonare
L'imoresa, stretti da fiera masnada.
Travolti fummo ancora in gran macello,
Quel luogo fu imprendibile castello.
Rammenta infine ai Catalauni Campi,
La schiera di Romani e Visigoti,
Quando tra delle armi i sacri avvampi,
Di lampi e di scintille i ferrei moti,
Ancora continuarono le Ombre
A combattere ormai di vita sgombre.
ATTILA
Ma anche Aquileia abbiamo conquistato,
Un volo di cicogne fu premessa
dettata da un favorevole Fato,
La roccaforte a noi venne concessa.
Padova e Brescia abbiamo rase al suolo,
Pavia e Milano rese nostre schiave,
Abbiamo sparso nell'Italia duolo,
Timore grande e sofferenza grave.
Dicono questa Roma forte un tempo,
Ma io non vedo che mura crollate,
Nessuna battaglia, alcun contrattempo,
Ci verrà da dimore diroccate.
Si aggirano prede tra queste rovine,
Che vedono in noi voraci faine.
A noi non spetta nessun'altra azione,
Ché sopra Roma è il manto della Morte.
(...)
Da qui Attila dettare ordini,
Dalla finestra, e le spalle voltarci,
Senza timor che le braccia od i tendini,
Un vile proiettile gli ferisca
(...)
Non altra scelta abbiamo che inchinarci,
Prima che un'altra strage si patisca.
(...)
GALLA PLACIDIA
Sento avvicinarsi aggraziati passi,
Di quella che con noi del tristo inganno
Ordito fu vittima da Marciano.
BASSO ERCOLANO
Quando i suoi capelli l'aria spettina,
Al suo passaggio lei fa vivi i sassi,
E ciò che la circonda riempie affanno.
[ Entra Onoria ]
FLAVIO COSTANZO
Dimmi se giungi a darci una risposta
Alla domanda che ti rivolgemmo,
In te la speranza tutta è riposta,
Apporti un grave carico dovemmo.
ONORIA
Da poco abbiam saputo dell'inganno
Ordito da Marciano a nostro danno;
Quando vivevo nella reggia a Oriente,
E quegli era ancora generale,
Mentre stavo nel dolce sonno assente,
Mi fu sottratto l'anello imperiale;
Ben presto seppi che mi volevate,
Un lesto carro mi venne allestito,
ma un altro mezzo era già partito,
Con il mio anello ed un ricco tesoro,
Ma voi, genitori miei, che mi amate,
Del vostro affetto grande ed infinito
(...)
Ti senti spinger da oscuro fervore.
CORO
Ma le milizie tue non sono invitte,
Ricorda quando d'Aseno alle porte
Comparvero improvvise schiere fitte,
Che contro noi tremende erano insorte
Travolti fummo allora in gran macello,
Quel luogo fu imprendibile castello.
Poi quando ad Orlèans volemmo entrare,
Agguati ad ogni angolo di strada,
A noi costrinsero ad abbandonare
L'imoresa, stretti da fiera masnada.
Travolti fummo ancora in gran macello,
Quel luogo fu imprendibile castello.
Rammenta infine ai Catalauni Campi,
La schiera di Romani e Visigoti,
Quando tra delle armi i sacri avvampi,
Di lampi e di scintille i ferrei moti,
Ancora continuarono le Ombre
A combattere ormai di vita sgombre.
ATTILA
Ma anche Aquileia abbiamo conquistato,
Un volo di cicogne fu premessa
dettata da un favorevole Fato,
La roccaforte a noi venne concessa.
Padova e Brescia abbiamo rase al suolo,
Pavia e Milano rese nostre schiave,
Abbiamo sparso nell'Italia duolo,
Timore grande e sofferenza grave.
Dicono questa Roma forte un tempo,
Ma io non vedo che mura crollate,
Nessuna battaglia, alcun contrattempo,
Ci verrà da dimore diroccate.
Si aggirano prede tra queste rovine,
Che vedono in noi voraci faine.